CENNI STORICI GENERALI
Non ci sono notizie chiare sulla fondazione di Castelgrande, verosimilmente il centro attuale sorge attorno al castello che la domina intorno all’XI sec., le tracce urbanistiche fanno pensare ad un’origine longobarda.
Nel territorio del comune sono stati rinvenuti reperti archeologici che risalgono al V a.C.
Il primo riferimento scritto a Castelgrande risale al 1239, in quella fase in cui l’Imperatore Federico II, in seguito con al decreto imperiale “Statutum de reparatione castrorum”, impartisce disposizioni riguardo la manutenzione dei castelli.
Nel Medioevo Castelgrande fu feudo della Contea di Conza e dei conti di Balvano.
Secondo alcuni studiosi l’origine del nome deriva dal fatto che vi si trovava il castello più grande della zona.
In seguito il feudo fu soggetto a varie dominazioni e a più signori: dopo essere appartenuta sul finire del XIII secolo a Giovanni Pipino, agli inizi del Trecento entrò tra i possedimenti della contessa Filippa d’Alba in seguito a una permuta con le terre di Albano di Lucania;
successivamente fu assegnata ai Sanseverino, cui subentrarono i Ruffo, i Carafa di Stigliano e poi i baroni D’Anna di Laviano.
La comunità di Castelgrande ha dato i natali a vari personaggi illustri, nel 1648 l’avvocato Matteo Cristiano, nativo di Castelgrande, fu tra i promotori della rivolta anti-spagnola insieme a Masaniello e Giulio Genoino.
Nacque a Castelgrande anche Guglielmo Gasparrini, tra i botanici più importanti del XIX sec., fu anche micologo, fu rettore dell’università di Pavia e direttore dell’orto botanico Partenopeo di Napoli.
In suo onore, in occasione del centenario della scomparsa è stato eretto un busto bronzeo in piazza Dante.
CASTELLO E ANTICHE MURA:
Del castello risalente all’XI secolo e situato sulla sommità del paese, si possono ammirare gli ultimiruderi.
La costruzione è di origine longobarda e ha sempre rivestito un ruolo fondamentale per la comunità, tanto da essere ancora oggi alla base del nome, nelle più antiche fonti il comune è definito “CASTRUM GRANDIS” proprio per la grandezza della rocca rispetto a quelle dei comuni viciniori.
Non può sfuggire ad occhi attenti che la struttura del castello abbia subito rimaneggiamenti in epoca angioina.L’antica cinta muraria che partiva dal castello, comprendeva cinque porte, di cui ne restano tre: Porta San Giovanni, Passaggio della porta e Porta Sant’Andrea.La costruzione medievale ha subito ingenti danni nel terremoto del 1980.
PALAZZO CIANCI:
Nel centro storico di Castelgrande spicca per qualità architettonica il palazzo Cianci, costruito agli inizi del XVII sec. dall’omonima famiglia, conserva un portone in stile barocco su cui vi è visibile un pregevole fregio, simbolo della grandezza del casato.
Alla struttura del palazzo è annessa anche una torretta difensiva.
Gli interni sono costituiti da ampi saloni e ampie stanze secondo lo stile dell’architettura napoletana del tempo.
CHIESA SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI:
La chiesa sorge fuori dal centro abitato, lungo la strada che un tempo collegava Castelgrande a Muro Lucano e San Fele, nel luogo dove la tradizione indica il luogo del ritrovamento della Sacra Effigie della Madonna di Costantinopoli, portata e nascosta in qualche grotta qui vicina dai Monaci Basiliani, in fuga dalla lontana Costantinopoli per scampare alla furia iconoclasta.
La data di fondazione dell’edificio risulta piuttosto incerta, risale verosimilmente al XIII sec. ma ha subito vari ampliamenti nel corso dei secoli.
La chiesa si presenta all’esterno con una facciata caratterizzata dalla presenza di un portale in pietra affiancato da due lesene che sorreggono un cornicione aggettante al di sopra del quale è presente un oculo, per concludere con un campanile a vela.
Il suo interno si sviluppa su un quadrato centrale su cui si innestano quattro absidi uguali delimitate da altrettanti archi a tutto sesto.
Sul presbiterio, rialzato di due gradini rispetto al piano di calpestio, è collocata la mensa in marmo e immediatamente a ridosso l’altare maggiore con tre gradini in marmi dipinti e coloriti rossi e bianchi, sopra il quale vi è collocata un’icona, in cui nel mezzo sta la statua della Madonna col Bambino in braccio.
Su lato sinistro del presbiterio è collocata una Reliquia di S. Giovanni Paolo II in una teca su colonna in marmo.
Lo spazio interno è modellato dalla presenza di tre nicchie, due nell’abside dove è presente l’altare maggiore e una nell’abside destra, e dalla fioca luce entrante da tre finestre di forma e dimensioni diverse.
CHIESA MADRE DI SANTA MARIA ASSUNTA:
La costruzione della chiesa madre di Castelgrande è antecedente al 1491, quando esisteva già un’antica cappella, poiché fu in quell’anno, come risulta dall’incisione sul pavimento, che il vescovo di Muro Lucano Antonio Nicola De Piscibus autorizzò la costruzione di un altare intitolato alla S.s. Trinità.
La chiesa attuale insieme al campanile fu edificata nel 1631.
Era ad una sola navata con tre altari per ogni lato, oltre all’altare maggiore dotato di un grande tabernacolo dorato. Lungo l’abside si snodava il coro in noce.
In seguito la chiesa fu più volte ricostruita o ampliata a causa di danni provocati da eventi sismici, distrutta dal terremoto del 1980, la chiesa è stata ricostruita e riaperta al culto nel 2008.
Si presenta all’esterno con una facciata in stile neoromanico caratterizzata dalla presenza di un’ampia scalinata in pietra, che invita all’ingresso della chiesa, e un semplice portale inquadrato da una grande edicola con quattro colonne, nella cui lunetta si trova una piccola statua della Madonna Assunta; sopra l’edicola si apre centralmente un rosone, mentre due lesene si trovano agli angoli della facciata a sorreggere un piccolo tratto di cornicione.
Al suo interno è suddivisa in tre navate con la centrale, più ampia rispetto a quelle laterali, che presenta una copertura voltata a botte costruita con travi e pannelli in gesso stampato.
Al presbiterio si accede salendo quattro scalini.
Ospita l’altare, l’ambone e la base di esposizione del tabernacolo, costruiti in pietra giallo egizio e una imponente croce in legno sorregge il Cristo.
In una posizione dominante, sul fondo del presbiterio addossata alla parete, è stata collocata l’edicola con la statua dell’Assunta, sovrastata dalla cupola. Uno spazio concavo emisferico facilita
l’accesso ad un fascio di luce naturale proveniente dall’alto, che sovrasta il presbiterio. Le due navate laterali sono delimitate dalla centrale da quattro archi a tutto sesto per lato e agli estremi delle arcate di sinistra, a ridosso di quella centrale, sono collocate una serie di statue tra cui S.
Michele Arcangelo, l’Annunciazione, S. Vito, S. Sebastiano e il Sacro Cuore. Altre statue, collocate su basi di pietra, si trovano distribuite lungo tutta la navata laterale sinistra. Nella navata laterale destra, immediatamente a ridosso dell’area presbiteriale, si trova la cappella del Santissimo con un altare marmoreo policromo e la tela con la Divina Misericordia. Nella stessa navata è collocata, inoltre, la pala d’altare della chiesa di S. Maria di Costantinopoli e un estratto dall’originale Sacra Sindone.
Al di sopra dell’ingresso è presente una cantoria, spazio recuperato insieme alla facciata principale dopo il crollo del 1980. Esternamente sul lato ovest trova collocazione il campanile con un livello di finestre monofore sui quattro lati, rivisitato nello stesso stile neoromanico della facciata, dopo i lavori della seconda metà del XIX secolo, con beccatelli a merli e reso come torre civica medievale.
L’ingresso, adiacente la torre campanaria, è stato recuperato nella sua struttura ed abbellito con il pavimento di basolati in pietra calcare recuperato tra le macerie. Sotto il piano dell’aula, a valle della chiesa, è ricostruita la lunga cappella inferiore, edificata nel XVI secolo come sostituzione della chiesa e dedicata all’Immacolata. In questa lunga navata, che corrisponde alla parte più remota del complesso della chiesa, troveranno posto le suppellettili e oggetti votivi superstiti della chiesa che fu distrutta nel terremoto del 1980.
CHIESA DI SAN VITO:
Le origini della chiesa di S. Vito, patrono del paese, si possono riportare al primo quarto del XVIII secolo, poiché essa, in origine dedicata a S. Antonio Abate, viene riportata nella visita del vescovo Manfredi del 1735.
In seguito al terremoto del 1980 la chiesa subisce una serie di danni con alcune criticità alla struttura, tra cui il crollo di una parete laterale, che resero necessari lavori di ristrutturazione e restauro tra i quali il rifacimento della struttura di copertura a capriate lignee; i lavori sono stati ultimati nel 1995.
La Chiesa di S. Vito, patrono del paese, si trova nella zona omonima del paese. Si presenta all’esterno con una facciata semplice caratterizzata dalla presenza di un portale in pietra con timpano interrotto, recante un’incisione con la data 1892, e nella parte superiore un piccolo campanile a vela in struttura metallica.
Al suo interno un’unica navata con abside finale chiuso però dalla parete di fondo della navata;
l’area absidale ospita il locale sagrestia. Sul presbiterio, rialzato di tre gradini rispetto al piano di calpestio, si trova la mensa ricavata dallo smembramento di una parte dell’altare maggiore collocato immediatamente a ridosso. Sull’altare maggiore sono presenti tre nicchie; quella al centro, delimitata da due coppie di colonne in pietra di poco emergenti rispetto alla parete, ospita la statua lignea di S. Vito risalente alla prima metà del XIX secolo; ai due lati le altre due nicchie ospitano a sinistra la statua di S. Maria degli Angeli e a destra la statua di S. Gerardo Maiella. Sulla parete sinistra della navata è presente l’accesso laterale alla chiesa. L’illuminazione della navata è garantita da cinque finestre semicircolari presenti sulle pareti della navata.
AREA ARCHEO-ASTRONOMICA DI CANALICCHIO:
Castelgrande è importante per motivi legati all’archeo-astronomia, infatti presso Contrada Canalicchio, a valle del borgo, si può osservare il legame ancestrale tra cielo e terra.
Questo luogo ameno custodisce la piccola chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, immersa tra le querce.
Qui, al solstizio d’inverno, un raggio di sole attraversa la finestra dell’abside per colpire l’altare in un punto preciso.
Poco distante c’è la Petra della Madonna, un misterioso monolite nei pressi di una grotta che, come un primordiale calendario di pietra, viene sfiorato dal primo raggio di sole mattutino nel solstizio d’estate.
PARCO BOTANICO “GUGLIELMO GASPARRINI”:
In località Coppolo, invece, si trova il Parco dei Colori, unico parco botanico in tutta la Basilicata, dedicato al celebre botanico Guglielmo Gasparrini.
Ideato e progettato dal professor Renato Spicciarelli, docente dell’Università degli Studi della Basilicata, il parco si estende su una superficie di circa 2 ettari.
In quest’area confluiscono habitat naturali molto diversi tra loro e una Butterfly House, una grande semisfera trasparente all’interno della quale una ricca vegetazione ospita farfalle provenienti da tutto il mondo.
OSSERVATORIO ASTRONOMICO in loc.TOPPO:
In località Toppo sin dal 1973 sorge un osservatorio astronomico costruito dopo che la comunità di Castelgrande, per le caratteristiche di scarsa luminosità, già nel 1965 fu indicata come luogo di ricerca astronomica.
Nel 1973 venne costruito un osservatorio temporaneo, con a collaborazione dell’Osservatorio di Capodimonte, l’attuale osservatorio è stato costruito tra il 1989 e il 1993 e dispone di un telescopio riflettore del diametro di 1.56 metri, tra i più grandi d’Italia.
L’osservatorio è tuttora un punto importante di ricerca e collabora con il progetto CastelGauss, ed è anche divenuto un centro di divulgazione e didattica.
VALLONE VIVO:
Poco lontano dalle case, la costa rocciosa su cui sorge il paese di Castelgrande presenta un profondo taglio: è il Vallone Vivo, un canyon molto profondo e affascinante.
Il primo tratto poco inforrato cede il passo ad una bellissima gola inforrata con calate, salti e pozze di acque smeraldine.
L’acqua è presente solo nei periodi invernali e primaverili, o dopo abbondanti piogge. Il sito è celebre tra gli appassionati di torrentismo.
Sempre nel territorio di Castelgrande è presente una forra considerata tra le più belle d’Italia, Varco delle Fauci, celebre anch’essa tra gli appassionati di canyoning