CENNI STORICI GENERALI


Il comune sorge nei pressi dell’antico municipium romano di Numistrum, rilevante nella storia romana in quanto teatro di una battaglia del 210 a.C. tra le truppe del console Marco Claudio Marcello e i cartaginesi guidati da Annibale, narrata da Tito Livio in “Ab urbe condita”. L’attuale centro è di origine medievale, risale al IX sec. ed è di fondazione longobarda, l’antico nome della città era Pianello, come ancora oggi è detta l’area attorno al castello, la più antica. Questo dettaglio risulta particolarmente importante per la comprensione dell’attuale nome, poiché espandendosi e crescendo demograficamente si dovette iniziare a costruire nuove abitazioni oltre le mura perimetrali, da ciò si evince la natura del nome “Muro” che fu mutato con l’aggiunta dell’aggettivo “lucano” dopo il 1861 per distinguersi da Muro Leccese. Il castello, anch’esso di origine longobarda, fu ampliato sotto il dominio angioino e proprio nel castello di Muro Lucano nel 1382 venne tenuta prigioniera e poi assassinata, per ordine di Carlo di Durazzo, la regina Giovanna I d’Angiò. Contigua al castello è la Concattedrale di San Nicola risalente al 1169, risale all’XI sec. l’istituzione della diocesi di Muro Lucano. Sotto la dominazione aragonese nel 1483 Muro Lucano divenne contea e fu affidata in feudo al ricco napoletano Mazzeo Ferrilli e poi alla famiglia Orsini che rimarrà feudataria fino all’abolizione dei diritti feudali nel 1806. La storia della comunità è profondamente legata alla figura di San Gerardo Maiella, nato il 6 aprile 1726 a Muro Lucano, il giovane che sin da piccolo aveva dato segni di santità, diventò padre redentorista e si rese fonte di vari miracoli secondo la tradizione. Morì di tisi a 29 anni, e fu canonizzato da papa Pio X nel 1904, è tuttora il patrono della regione Basilicata. Nel 1799 durante i moti repubblicani il paese fu saccheggiato dalle bande sanfediste del cardinale Ruffo. Nel 1861 la città di Muro Lucano fu assalita dalle truppe di Carmine Crocco e del generale Jose Borjes, i cittadini e la Guardia Nazionale resistettero e misero in fuga i briganti. Muro Lucano, come vari comuni del Marmo Melandro, ospitò tra il 1940 e il 1943 sedici confinati ebrei liberati poi dalle truppe alleate. Subì fortemente nel 1980 il terremoto dell’Irpinia, l’impegno della comunità nella ricostruzione valse una Medaglia d’oro al Merito civile. Nel 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì a Muro Lucano il titolo di città.

NUMISTRUM:


Nei pressi dell’attuale centro di Muro Lucano al confine con il comune di Bella, precisamente in contrada san Basilio, sorgeva il municipium romano di Numistrum, di cui si possono vedere i resti. Il sito è celebre nella storia romana in quanto vicino Numistrum nel 210 a.C. si tenne uno scontro tra le truppe di Annibale e l’esercito romano guidato dal console Marco Claudio Marcello. L’episodio è citato da Tito Livio in Ab urbe condita, XXVII e da Plutarco nelle Vite parallele, Marcello- XXIV, 4-6. Presso Numistrum le truppe romane e cartaginesi si scontrarono lungamente, la battaglia iniziò all’ora terza e durò fino alla notte, l’esito non fu definitivo, ma fu in parte favorevole ai romani, che venivano dalla disfatta di Erdonia, infatti Annnibale nella notte seguente scappò con le truppe verso la Puglia subito inseguito da Claudio Marcello. Altre scaramucce avvennero presso l’attuale Venosa, stesso luogo dove un anno dopo nel 209 a.C. in uno scontro con la cavalleria cartaginese perse la vita il console Marcello. Alcuni reperti di Numistrum sono oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano.

Il CASTELLO MEDIEVALE:


risalente alla seconda metà del IX sec., di origine longobarda, nei secoli ha vissuto continue mutazioni e addizioni architettoniche che l’hanno allontanato dalla struttura iniziale, sotto la dominazione angioina subì i primi ampliamenti, poi a seguito di un terremoto nel XVII sec. il feudatario di allora, il duca Orsini, dovette restaurarlo in parte. Le varie stratificazioni architettoniche si evincono dalla differenza delle due torri, la torre orientata a sud è la più antica ed è detta torrione, con una terrazza sulla sommità, mentre quella che si protende verso il centro abitato è più recente e di forma circolare. Il castello di Muro Lucano è passato alla storia per essere stato teatro nel 1382 della prigionia e dell’assassinio della regina di Napoli Giovanna I d’Angiò. Nel 1378 morto Gregorio XI che aveva riportato la sede papale da Avignone a Roma, si procedette all’elezione di papa Urbano VI che non venne condivisa dai cardinali filo-francesi, questi riunitisi a Fondi, elessero l’antipapa Clemente VII, che tornò alla sede papale di Avignone inaugurando così il cosiddetto Scisma d’Occidente. La regina Giovanna riconobbe Clemente VII di tutta risposta Urbano VI la scomunicò e provvide contestualmente a incoronare Carlo di Durazzo, nipote della regina, quale nuovo re di Napoli, si aprì così uno scontro di successione che portò Giovanna alla morte per ordine di Carlo. Quest’evento ha posto il castello di Muro Lucano al centro della storia politica dell’Europa medievale ed è tuttora motivo di notorietà per la comunità.

CONCATTEDRALE DI SAN NICOLA:


Principale luogo di culto della comunità di Muro Lucano, è concattedrale della Diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, a dimostrazione dell’importanza che nella storia ha rivestito la comunità cristiana di Muro Lucano. La diocesi di Muro Lucano fu eretta nell’XI sec. quando la città faceva parte del Principato longobardo di Salerno, il primo vescovo fu Leone, originariamente la diocesi era suffraganea dell’Arcidiocesi di Conza, nel 1976 divenne suffraganea dell’Arcidiocesi di Potenza e lo è tuttora. La concattedrale fu eretta nel 1009 e consacrata nel 1069, è adiacente al castello, subì il terremoto del 1694 e fu distrutta da un incendio nel 1707, poi fu ricostruita per volere di papa Benedetto XIII. L’interno è a una sola navata a croce latina, con tre ampie cappelle. Il patrimonio artistico dopo il terremoto del 1980 fu custodito presso la Soprintendenza ai Beni artistici di Basilicata e nelle altre chiese del paese. Di grande valore artistico sono le sei pale d’altare (1727-28), le tele di Anselmo Palmieri di Polla e soprattutto il dipinto su tavola raffigurante la Madonna del Rosario del 1590, noto come “Quadro della regina Giovanna”. L’opera è di Cornelis de Smet, artista fiammingo che operava a Napoli, raffigura la Madonna col Bambino tra S. Domenico e S. Caterina da Siena, 4 angeli che porgono rose, Rosari e una serie di personaggi, secondo un’errata interpretazione si tratta dell’antipapa Clemente VII, Carlo V o Carlo VI di Francia, Antonio vescovo di Muro, Ottone di Brunswich (quarto sposo di Giovanna), Giovanna e una dama di compagnia.

Il PALAZZO VESCOVILE:


Edificato nel XII sec. oggi ospita l’attuale MUSEO CAPITOLARE DI ARTE SACRA dell’Arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, luogo in cui si custodiscono sculture devozionali lignee ed in cartapesta, manichini e basi processionali provenienti dalle chiese muresi, dipinti di Vescovi ed in particolare quello di Benedetto XIII ed un artistico crocefisso del ‘600. Sono esposti inoltre manufatti in oro e argento di notevole interesse artistico come un Servizio per Pontificale solenne in argento dorato, con inciso lo stemma degli Orsini, eseguito da Luigi Valadier (Roma 1726-1785), donato dal Cardinale Orsini al Vescovo di Muro Lucano, Calici, Ampolline per gli oli, Ostensori, Pissidi, Corone, Bacinelle, Reliquiari, Mestoli, oggetti facenti parte del Tesoro della Cattedrale eseguiti in momenti diversi tra il 600 e 700 e nel secolo scorso. Si può accedere da qui agli Ipogei della cattedrale dove sono stati rinvenuti i resti di una chiesa a tre navate e con un’abside dell’XI sec.

Il SANTUARIO DI MARIA SANTISSIMA DELLE GRAZIE DI CAPODIGIANO:


Il santuario dedicato alla madonna delle Grazie si trova nella frazione di Capodigiano, come si evince dal nome, la chiesa fu edificata su un antico tempio pagano dedicato al dio romano Giano. La chiesa presenta una struttura a tre navate con volte a tutto sesto e un’abside, fu progettata e realizzata dal maestro Sarolo da Muro Lucano nel XIII sec. All’esterno si possono osservare due leoni in pietra e un’ara funeraria di età imperiale romana. All’interno si notano frammenti di affreschi medievali e una statua quattrocentesca. La madonna di Capodigiano si festeggia il 2 luglio e la devozione verso il santuario è legata anche alla vita di San Gerardo Maiella che nel 1732 proprio in questo luogo, secondo la tradizione, ha avuto l’apparizione di Gesù Bambino che gli ha donato un panino bianco.

CONVENTO DEI CAPPUCCINI:


Il convento intitolato a S. Antonio è situato in cima al paese risale al XVI sec. ha ospitato una comunità di frati cappuccini fino al terremoto del 1980. La struttura architettonica del convento è a pianta rettangolare con al centro il chiostro. La chiesa del convento è ubicata a sinistra dello stesso ed è costituita da un’unica navata coperta con volta a botte e zona presbiteriale divisa da un arco trionfale con due altari sui muri laterali. L’altare maggiore era adorno di statue lignee di G.B. Pepe da Muro raffiguranti S. Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova; vi erano tele raffiguranti gli apostoli ed opere di Gian Lorenzo Cardone da Bella; sul coro stalli finemente lavorati ricordano il pulpito della Cattedrale. Già per il terremoto del 1649 subì pesanti danni che comportarono un restauro del convento e dell’adiacente chiesa di Sant’Andrea apostolo. Come molti luoghi di culto di Muro Lucano anche il convento dei Cappuccini è legato alla storia del santo murese, infatti san Gerardo ha provato per due volte a prendere i voti ma fu respinto per la gracilità della sua costituzione sintomo di una presunta salute cagionevole.

CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO:


Edificata nel 1621 è il frutto dell’unione di tre cappelle seicentesche adiacenti ma originariamente distinte. All’esterno presenta una facciata sobria in cui è presente il semplice ingresso principale, sormontato da una nicchia e due piccole finestre rettangolari, affiancato da altri due ingressi laterali che consentono l’accesso alle navate laterali e sui quali si aprono altrettante finestre rettangolari; nella parte superiore un campanile a vela conclude la facciata. L’interno è strutturato in tre navate, nell’abside è collocato l’altare maggiore, in marmo policromo del XVIII sec., sulla volta della navata centrale si colgono delle pitture a tempera rappresentanti soggetti religiosi, nell’abside è dipinto un Dio Padre benedicente. Nelle cappelle laterali sono presenti due altari con due statue nella nicchia superiore una raffigurante san Donato, l’altra san Rocco, sono le due cappelle annesse alla chiesa. Sull’ingresso è presente una cantoria lignea interamente dipinta con scene di vita campestre, paesaggi, uccelli, fiori, stemmi, la rosa dei venti e i punti cardinali.

CHIESA DI SAN MARCO EVANGELISTA:


La chiesa di S. Marco Evangelista risale al 1578 con l’aggregazione di due parrocchie di San Leone e di S. Eustachio. La chiesa si presenta all’esterno con una facciata dalle linee semplici con frontone sommitale mistilineo, il portale in pietra sormontato da un timpano spezzato e un oculo con vetrata colorata. Al suo interno un’unica navata con pochi elementi sia architettonici che decorativi tranne un controsoffitto in legno a quadroni policromi con al centro la tela della Madonna in Gloria di Anselmo Palmieri del 1728. Sulle pareti laterali sono presenti tre arcate cieche per lato che sorreggono il cornicione perimetrale al di sopra del quale si aprono tre finestre circolari con vetrate colorate su entrambi i lati. Sulla parete di fondo è presente l’altare maggiore sul quale si apre un grande finestrone ad arco con vetrata policroma nella quale è rappresentato S. Marco evangelista e risalente al 1970. Il presbiterio, a pianta quadrata e leggermente rialzato rispetto al piano di calpestio, è diviso dal resto della navata da tre archi con quello al centro più grande degli altri due laterali; su di esso è collocato, proveniente da una precedente posizione, un pregevole altare in marmo policromo risalente al 1754 e a destra, addossata alla parete, una statua con la Madonna e il Bambino.

CHIESA DI SAN GIUSEPPE:


Nel 1806 fu emanato nel Regno d’Italia da Napoleone l’Editto di Saint-Cloud, che sanciva il divieto, per motivi di igiene pubblica, di inumare le salme dei defunti nelle chiese e istitutiva la necessità del cimitero. A Muro Lucano il primo cimitero in origine era una sorta di fossa comune, poi nel 1865 fu inaugurato quello attuale. Sul finire del XIX sec. su spinta del vescovo Capone si costruì la chiesa di san Giuseppe sul vecchio cimitero, dopo aver disinfettato le botole con la calce viva. La chiesa all’esterno presenta una facciata in pietra a vista caratterizzata da un semplice portale con un rosone nella parte superiore e timpano finale. L’interno, privo di decorazioni, è a navata unica con il presbiterio sopraelevato, è presente un altare in marmo addossato alla parete di fondo. L’illuminazione della navata è garantita da due finestre rettangolari per lato che si aprono sulle pareti laterali nella parte alta.

CHIESA DI SANT’ANDREA APOSTOLO:


La chiesa di sant’Andrea apostolo fu edificata su impulso dei Frati Cappuccini nel 1420, inglobata nel convento di Sant’Antonio, fu distrutta completamente dal terremoto del 1694, fu ricostruita. All’esterno si nota un’anonima facciata, che si presenta con tre aperture ad arco, nasconde nell’atrio il portale in pietra, del XV secolo, con l’architrave sovrastato da un arco e una lapide in marmo nella lunetta. Sempre nell’atrio è presente, sulla destra, un altare in marmo policromo sovrastato da un Crocifisso in legno del XIX secolo, sulla sinistra, invece, delimitato da una balaustra in marmo, un fonte battesimale in pietra dello stesso periodo. Al suo interno un’unica navata con soffitto in legno a cassettoni finemente rifiniti. Nell’abside, con volta a crociera e delimitato dal resto della navata da un arco trionfale, è collocato l’altare maggiore in marmo, secondo l’uso pre-Concilio, con due angeli che sostengono due candelabri e sovrastato da un’edicola in marmo circondata da angeli e nella quale si apre una finestra ad arco vetrata con la rappresentazione del Crocifisso; un’altra finestra vetrata si apre nel catino absidale. La navata principale e il presbiterio sono separati da una balaustra in marmo policromo e al di sotto si sviluppa una cripta il cui accesso fu chiuso durante i lavori di restauro degli anni ’50 del secolo scorso. Sul presbiterio, leggermente rialzato rispetto al piano di calpestio, è collocata la nuova mensa in marmo e ai due lati dell’arco trionfale sono collocate in nicchia le statue di S. Gerardo Maiella del XIX secolo, con una reliquia, e di S. Antonio da Padova risalente al XVIII secolo. Sulle pareti laterali sono collocati quattro altari in marmi policromi, separati da lesene con capitelli che presentano decorazioni a stucco e sul cornicione di quella sinistra si aprono tre finestre rettangolari che garantiscono l’illuminazione dell’intera aula. Sull’ingresso è presente una cantoria lignea con organo.

CHIESA SANTA MARIA DEL CARMINE:


Costruita nel 1606 in adiacenza al Monastero delle Chiariste che ospitava nel 1617 ventuno monache. La chiesa era utilizzata dalle stesse come oratorio e poi venne aperta al culto, costituita da una unica aula con quattro cappelle laterali. Vi fu cresimato San Gerardo Maiella. Ha subito durante il corso degli anni numerosi rimaneggiamenti e, semidistrutta dal sisma del novembre ’80, non è stata ricostruita.

PONTE DEL PIANELLO:


Il Ponte del Pianello è uno dei primi ponti in cemento armato costruiti nel Mezzogiorno d’Italia. La sua costruzione avvenne tra il 1916 e il 1918 ad opera del sindaco e ingegnere Luigi Pistolese, ed andò a sostituire un piccolo ponte medievale. Il ponte ad arco parabolico è lungo 76 metri, largo 5 metri ed è posto su un burrone all’altezza di 105 metri. L’opera, tutt’ora imponente, congiunge il rione di Borgo Pianello con la frazione di Capodigiano, fu inaugurato nel 1918 e fu fortemente voluto da Francesco Saverio Nitti allora ministro del Tesoro del regno d’Italia.

CENTRALE IDROELETTRICE E DIGA NITTI DI MURO LUCANO:


La centrale idroelettrica, insieme alla vicina Diga Nitti, è parte integrante di un progetto di politica energetica e sviluppo economico pensato per il sud Italia da Francesco Saverio Nitti. Tale iniziativa, ideata tra il 1911 e il 1914, si concluse con la nascita della Società Lucana per le Imprese Idroelettriche. I lavori per la costruzione della centrale iniziarono nel 1915 e costarono circa 900.000 lire. L’impianto era alimentato dall’acqua che defluiva dalla sopracitata diga e forniva energia elettrica a diversi Comuni del potentino, tra i quali: Bella Muro, Ruoti, Avigliano, Potenza, Genzano, Pietragalla, Acerenza, Banzi, Muro Lucano, Castelgrande, Pescopagano e Calitri. L’impianto fu messo in funzione nel 1920 e continuò la sua attività fino al 1970 quando, in seguito ad alcuni danni subiti, venne parzialmente chiuso e, poco dopo, definitivamente dismesso. La diga, invece, seppur a regime ridotto, rimase in funzione fino al terremoto del 1980 quando la già compromessa struttura fu definitivamente abbandonata. Da un punto di vista architettonico e distributivo l’impianto si componeva di due distinte parti funzionali: la sala macchine e la stazione di trasformazione. Entrambe, seppur divise, per motivi di sicurezza, erano contenute all’interno di uno stesso edificio coperto da un tetto a capanna a due falde la cui parte portante è costituita da una serie di capriate metalliche di tipo Polonceau. Accanto al corpo principale si trova un piccolo edificio, più basso, il quale ospitava parte dell’attrezzatura e fungeva da officina. L’intero complesso, progettato dall’ingegner Angelo Omodeo, è risolto, da un punto di vista architettonico, attraverso grandi vetrate ad arco a tutto sesto, impreziosite da cornici in malta di cemento e finite con intonaco in malta di calce, che forniscono all’edificio un’articolazione funzionale ma, allo stesso tempo, fortemente armonica. Si tratta di un importante sito di archeologia industriale, un’opera ingegneristica di inizio Novecento, tra le prime in Europa di questa tipologia.

SENTIERO DELLE RIPE E DEI MULINI:


Le Ripe sono rocce calcaree che creano un paesaggio spettacolare caratterizzato da gole profonde, altezze da capogiro e vegetazione. Un luogo in cui contemporaneamente si provano sensazioni di meraviglia e di terrore. Un sito ricco di biodiversità, in cui da anni nidifica la rara cicogna nera. In questo canyon è percorribile una antica strada, ricavata direttamente sul banco roccioso in epoca normanna, lungo la quale sono visibili delle opere medievali come opifici ad acqua a ruota orizzontale (5 mulini e una gualchiera), una fontana, e un antico ponte in stile romanico che attraversa il torrente Rescio; il vecchio ponte è sormontato a oltre 100 metri di altezza da un moderno ponte in cemento armato ad arco parabolico risalente agli inizi del ‘900. Il nuovo ponte del Pianello, sospeso sul burrone delle Ripe, permetteva un moderno collegamento tra Muro e la frazione Capodigiano, luogo in cui negli stessi anni furono impiantate, grazie all’intervento dell’onorevole Francesco Saverio Nitti, opere di archeologia industriale estremamente all’avanguardia per l’epoca di progettazione e realizzazione, le prime del genere in tutta l’Italia centromeridionale: la diga e il lago artificiale che alimentava la centrale idroelettrica, posta a valle. Il Sentiero delle Ripe con i mulini e i due ponti è un luogo ameno, incontaminato e panoramico, in cui storia, archeologia, abilità tecnica e tradizioni si fondono con la natura creando uno spettacolo unico e irripetibile.

PALAZZO DELLA SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO:


Il Palazzo della Società Operaia di Mutuo Soccorso, associazione laica e filantropica fondata nel 1877 che in passato ha ricoperto un ruolo fondamentale per il paese, soprattutto a livello economico e sociale. Attualmente il palazzo è diventato la sede dell’Unitre- “Università delle tre età”, nonché un centro di diffusione culturale. Interessante il “Salone delle Feste”, affrescato in stile Liberty con figure femminili allegoriche, che custodisce importanti “pezzi storici” di vario genere dell’800 e della prima metà del ‘900.

MONTE PARATIELLO E VUCCULI:


Allocati ai piedi del monte Paratiello, meta di prestigio per gli escursionisti, i Vucculi si compongono di due grotte (Vucculi I e Volpe) all’interno delle quali la natura ha disegnato nel tempo incantevoli concrezioni calcaree donando al visitatore uno spettacolo suggestivo. Le esplorazioni risultano ancora in corso, il complesso carsico pare infatti essere formato da ulteriori elementi e collegamenti.

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